Perché ho più tartaro sugli incisivi inferiori?

Hai notato che il tartaro tende a formarsi di più (e più in fretta) sugli incisivi inferiori? In realtà, lo stesso meccanismo avviene non solo vicino agli incisivi, ma anche in corrispondenza dei molari superiori. Non succede a caso, ma c’è una spiegazione ben precisa.

Perché si forma più tartaro sugli incisivi inferiori

La spiegazione è semplice. La zona degli incisivi inferiori (e dei molari superiori) è vicina ai dotti delle ghiandole salivari maggiori, che rendono il tartaro più ricco di calcio e fosforo. Di conseguenza, rispetto al tartaro che si forma nelle altre zone della bocca, quello nei pressi degli incisivi è più mineralizzato. Passando con la lingua, potresti quindi percepire gli incisivi inferiori più ruvidi rispetto alle altre superfici dentali, proprio a causa del tartaro.

Da cosa dipende la formazione di tartaro?

La velocità e anche la quantità di tartaro che si forma dipendono da molti fattori, tra cui:

• La dieta (i cibi alcalini, cioè non acidi)
• Gli zuccheri
• La composizione della saliva
• L’età

Tuttavia, la base di partenza è la placca batterica. Quindi, quella che si forma ogni giorno: se non viene rimossa correttamente, inizia a calcificarsi, diventando quindi tartaro. La mineralizzazione della placca sembra essere completa già nel giro di 12 giorni. Ecco perché è importante spazzolare i denti e pulire gli spazi interdentali ogni giorno.

Perché e importante prevenire il tartaro

Il tartaro costituisce una superficie ruvida che diventa una sorta di calamita per la placca batterica. Infatti, se il dente è liscio è più facile rimuovere i batteri con lo spazzolino, il filo o gli scovolini. Quando invece ci sono dei depositi di tartaro ruvidi e porosi, la placca batterica aderisce molto più facilmente. Di conseguenza, le tossine prodotte dai microrganismi possono svolgere la loro azione dannosa contro le gengive e gli altri tessuti di sostegno del dente. Ecco perché prevenire la formazione di tartaro è fondamentale per preservare la salute gengivale.

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Dr. Massimo Roperti